La storia di Stevie Wonder (Steveland Judkins Morris il nome vero) è quella di un eroe, di un genio, di un uomo che ha combattuto contro la sorte (rimasto cieco appena nato a causa di un problema nell'incubatrice) e nonostante questo è riuscito a scrivere della musica che rimarrà per sempre, a qualsiasi latitudine e in qualsiasi epoca. Dopo il primo periodo nel quale realizza per la Motown l'esordio a soli dodici anni, decide crearsi un percorso personale, lontano dalle strategie commerciali dell'etichetta. Stevie Wonder vuole creare dischi senza riempitivi, compatti, con tutte possibili hit ma soprattutto costruiti dietro un'idea, un concetto musicale e lirico. Da bambino prodigio a musicista ambizioso e completo, a soli ventidue anni scrive, produce, arrangia e suona la maggior parte degli strumenti di questo disco e di tutti quelli a venire. Siamo nel 1972 e questo lavoro aprirà l'epoca definita dei classici di Wonder, con in sequenza un disco sempre migliore di quello a seguire: Talking book, Innervisions, Fullfillingness' first finale e il doppio Songs in the key of life. Funk, soul, rock, pop, r'n'b, blues, folk, tutto quello che quest'uomo conosce è dentro a questi dischi, e non credo potrebbe conoscere stili così diversi e farli suonare meglio di così. I sintetizzatori aprono nuove possibilità musicali, gli arragiamenti sono unici, la produzione impeccabile, la voce è inconfondibile, ma la cosa che intriga maggiormente è la capacità di suonare universale, una forza comunicativa abile nel raggiungere qualsiasi animo.
Balthazar Smith
-----> L I N K <-----
Balthazar Smith
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1 commento:
Grazie Balth...
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