
Time Fades Away è stato per lungo tempo il fratello di On The Beach: fanno parte dello stesso periodo storico, della famosa trilogia scura e fino a qualche anno fa erano gli unici a non essere stati pubblicati se non in vinile quando uscirono. Poi On The Beach arrivò di nuovo nei negozi, lasciando solo a questo disco il guaio della difficile reperibilità.
La rosa sul palco, presente in copertina, è dedicata a Danny Whitten, chitarrista dei Crazy Horse (la backing band del canadese, quella che l'ha seguito per tutta la carriera) morto per overdose durante prima di questa tourneè. Un musicista e amico che lo aveva influenzato molto, e con il quale aveva definito il suo personale suono chitarristico.
E' l'inizio del percorso in mezzo alle fiamme che Young intraprese dopo la fortuna di Harvest. Questo album è infatti un sunto delle registrazioni del tour riguardante il disco precedente: il pubblico si aspettava canzoni orecchiabili, chitarre acustiche e un suono addomesticato, e invece si ritrovò canzoni inedite, chitarre spigolose, musicisti confusi e pezzi nervosi. Tutto questo è presente in questo disco, approssimativo su molti livelli, ma schietto, diretto e impulsivo, cioè proprio quello che era Neil Young in quel periodo nero della sua vita. Un alternarsi di canzoni arrabbiate e di scure ballate pianistiche, che lasciano intravedere pochi spiragli di luce. In seguito ci saranno altre morti e separazioni, e il punto più basso si era appena affacciato sulla porta principale.
Balthazar Smith
-----> L I N K <-----
1 commento:
Ottimo disco che rappresenta la fine dell'epopea westcoastiana. "the bridge" e "love in mind" sono due stupende ballate, "don't be denied" e "last dance" due dolenti capolavori.
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