20110707

| L E O N A R D C O H E N | SONGS FROM A ROOM |

Tutti prima o poi dobbiamo arrivare in un luogo dove non vorremmo mai essere obbligati a andare. Un luogo che molte volte è dentro di noi, e che non vogliamo raggiungere, o semplicemente, ignoriamo di avere. Magari ne veniamo a conoscenza solamente in una determinata situazione. Di solito, quando ci troviamo da soli, questo spazio inizia a allargare i propri confini, a dichiarare guerra e conquistare sempre più territorio. Possiamo continuare a fingere, possiamo ubricarci, tenerci occupati, ma dalla prima volta che compare noi sappiamo della sua esistenza, e lui sa che lo temiamo. Ognuno di noi lo evita come preferisce, utilizzando i trucchi più bassi come i più alti. Distraendoci con le passioni, stando in mezzo alle persone che conosciamo - non in mezzo alla folla, perchè quella allarga i margini di quel luogo - oppure con le droghe, con il cibo o con l'alcool. Più o meno le abbiamo provate tutte, facendoci largo tra scuse, giustificazioni, vizi e qualche bugia: l'importante è non affrontare quella stanza, come forse la chiamerebbe Leonard Cohen.
Alcuni la chiamano solitudine, altri depressione, altri ancora usano la parola memoria, nostalgia, ricordi; altri ancora la chiamano infanzia, tristezza, odio, amori perduti, morte. Leonard Cohen - come pochi altri - in quella stanza ci è entrato.
Il coraggio di guardare quei quattro angoli, che ha permesso a tanti altri di solcare la porta e di incontrare i propri spigoli vuoti e pieni. Non tutti ne escono interi, ma chiunque provi anche solamente a girare quella maniglia, può dirsi fortunato, perchè ha scoperto qualcosa che molti altri non vedranno mai.

Balthazar Smith

| L I N K |

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