20110717

| I S A A C H A Y E S | THE ISAAC HAYES MOVEMENT |

In mezzo l'uomo, tutta attorno la musica. Al centro un'idea, una visione, la carne così come i sentimenti. A avvolgere questo c'è un suono, gli arrangiamenti, una propensione che è elemento consequenziale rispetto all'individuo che la genera. Entità che esistono secondo un legame di vuoti e pieni, di dipendenze e indipendenze e che generano nel caso della discografia di Isaac Hayes, un misto di visione personale associata a modo di intendere la musica in costante ricerca. Da Hot Buttered Soul, disco appena precedente, la formula di The Isaac Hayes Movement viene semplicemente riproposta, anche se forse l'avverbio non è proprio adeguato, dato che si tratta di un secondo passo che è la naturale prosecuzione di un grande, rischioso, riuscito passo. In breve, questo non può che essere un assestamento, dopo le scosse della recente rivoluzione musicale. L'equilibrio, la stabilità, però non sono mai qualità facili da raggiungere, tanto più in composizioni come queste nelle quali la sfida è riproporre pezzi famosi arrangiandoli e dilatandoli, seguendo il modello appena intrapreso. Hayes si cimenta di nuovo in quattro brani, come in Hot Buttered Soul, dando dimostrazione di essere uno dei più grandi innovatori della musica nera, e non solo. Archi, fiati, bassi sensuali, cori femminili e le tracce che si dispiegano in tutta la loro melodia, riuscendo a donare alle canzoni una nuova prospettiva, quella di un uomo diverso rispetto agli autori originali, e magicamente rendendo suo tutto questo.

Balthazar Smith

| L I N K |

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