20110306

T H E B U G. LONDON ZOO

Più o meno, una ferita che fa fatica a rimarginarsi, sulla quale viene gettato sale, in continuazione. Credo che sia questo il concetto alla base di una metropoli. Un luogo talmente vivo che non riesce mai a curare le sue pene fino in fondo, lasciandosi sopraffare dalla velocità degli eventi, dallo scorrere delle cose, dall'impazienza delle persone che la vivono. Le lacerazioni sono così tante, e noi ci siamo abituati così tanto a vederle entrare e uscire da ogni luogo, che non c'è nemmeno più il tempo, l'interesse, la voglia di curarle. E' un taglio che non diventa cicatrice, è una speranza che diventa routine, è l'esaurirsi di ogni possibile tentativo di fare la pace con qualcuno, con noi stessi, con quella ferità sempre aperta. Per questo buco passano le culture, i colori, le religioni, prendendo questa opportunità di ri(vi)nci(ta), ma anche assumendo i contorni della malattia, del malessere proprie di quella città. La corruzione che può generare un luogo così, la sua eterogeneità; il suo punto di forza che è anche il suo motivo di disfacimento, il taglio che si nutre del taglio stesso. E' tutto questo London Zoo di The Bug - alias Kevin Martin - un posto che ti risucchia dopo averti permesso di entrare.

Balthazar Smith

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