20110209

T H E C U R E. SEVENTEEN SECONDS

Diciassette secondi. Succederà qualcosa durante questo periodo di tempo. Succederà qualcosa alla fine. Il diciottesimo secondo dirà cosa è accaduto prima. E cosa verrà dopo.
Il secondo disco del gruppo inglese è il punto di svolta, dal quale inizieranno il loro percorso di maturazione, tra umori umbratili e canzoni pop. Potremmo anche dire che il titolo dell'album sembra anche un vero e proprio manifesto di quella che è la musica contenuta al suo interno. Un lavoro che scorre veloce, fluido, che solo apparentemente non lascia nulla nei primi ascolti. E' con la frequentazione continua e ripetuta, che si iniziano a scoprire suoni che si nascondono tra le pieghe, baratri inesplorati, non portati alla luce della melodia lasciati nascosti come vera e propria rappresentazione di una personale visione musicale. In questo senso si incontrano la forma con la sostanza, la disperazione e le nebbie che di tanto in tanto vengono tagliate dalle chitarre affilate, sono la presa di coscienza, la constatazione di qualcosa di buio che ci portiamo dentro. Tunnel nei quali gli individui si perdono, senza la sicurezza di riuscire a ritrovarsi. In questo disco c'è forse l'inizio di questo tunnel, lo straniamento, la sensazione di trovarsi in stanze vuote che un giorno avevamo riempito con i nostri corpi, con i nostri oggetti, e forse con i nostri pensieri.

Balthazar Smith

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