20110214

THE RULES OF ATTRACTION (Roger Avary)

Con un certo tipo di cinema, o meglio, con un certo tipo di storie, non si è mai al sicuro. Non c'è quella comodità, quella piacevole sensazione, quel modo di accontentare lo spettatore e farlo sentire al sicuro. Anzi, c'è un umore, in alcuni momenti più sottile, in altri più marcato, di creare smarrimento, disgusto, generato da una certa ossessione, da una visione cruda delle cose. E' il modo di esprimersi di uno scrittore che dimostra una forte capacità di osservazione, e da una sensibilità che trova nei personaggi poco più che adolescenti un vero canale di sfogo. E' nelle vite di questi giovani protagonisti che troviamo cinismo, disillusione, violenza. Questo è quello che Bret Easton Ellis ha raccontato, questo è quello che Roger Avary è riuscito a riproporre al meglio.
Giocando con il tempo, strutturando - così come nel libro - il film in nuclei dedicati ai vari personaggi, cercando di seguirli, riuscendo a calare lo spettatore in ognuna di queste vite. Vite e esperienze che solo apparentemente sembrano diverse tra di loro, ma che in realtà mostrano una condizione esistenziale simile, pur partendo da presupposti lontani. Condividono la loro età, la ricerca del momento, forse della gloria, ma quello che trovano è solitudine. Un modo di raccontare i teenagers che non ha nulla di patinato o di ruffiano, che riesce a rimanere aderente alla brutalità di quella età. Lungo tutto il film dissemina indizi, argomenti, prove, controprove ricavandone un ritratto crudele, studiato nei minimi particolari, e per questo attendibile. Dietro quei volti puliti si cela molto altro, qualcosa più vicino alla disperazione che alla speranza.

Balthazar Smith

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