20110224

C O M M O N. RESURRECTION

La forza di un bravo mc, credo risieda nella sua capacità di essere trascinante, comunicativo e, in qualche modo, anche se stesso. D'altronde se non fosse così, le i primi due requisiti potrebbero essere raggiunti solamente a certe furbate musicali. Molto spesso quello che fanno molti maestri di cerimonia, è quello di essere una caricatura del ruolo che ricoprono, più che essere semplicemente quello che sono. A occhio direi che questo accade più facilmente con i prodotti confezionati, fatti per vendere, piuttosto che con quelli fatti in casa.
Nel caso di Common - precedentemente Common Sense - ci troviamo di fronte a un artista che non dà segnali di artificiosità. Spesso ascoltando questo genere di musica, si ha il problema delle parole, non sempre si riesce a capire, in un primo momento, l'oggetto che viene trattato attraverso le rime. Quello che traspare ascoltando i dischi del musicista di Chicago è una sensazione costante di non aver bisogno di andarsi a leggere i testi, perchè, qualsiasi cosa dice, ci suona terribilmente vera. Forse perchè le basi sono organiche, vitali, non sono patinate, bensì musicali, piene di swing e di naturale coinvolgimento, e aiutano a non far pensare alle parole che vengono utilizzate. O forse perchè questa voce si concentra su quello che gli sta intorno, piuttosto che su se stessa, guadagnando capacità comunicativa e perdendo in autoreferenzialità. La motivazione di questo pensiero non esiste, se non nella testa di chi ascolta. L'impegno sociale e artistico è presente in queste tracce, e in particolare in un brano come I used to love H.E.R., dove il soggetto femminile è la musica, deturpata da una certa parte del gangsta rap della west coast. Ennesima dimostrazione di aver un amore vero per questo stile e la sua cultura.

Balthazar Smith

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