20110113

M o v i e O n M y M i n d. FUCKING AMAL (Lukas Moodysson)

Una sera torno a casa e su Raitre danno questo film. Avrò avuto più o meno diciotto anni, forse venti. Era il periodo nel quale ero completamente infatuato dall'immaginario nordico - cosa che tuttora mi porto dietro - e ci misi poco a capire che quel film, anche per il solo motivo che era ambientato nel nord europa, era da vedere tutto. Mi piaceva che fosse ambientato in un paesino di provincia - Amal, 12.000 abitanti, sul lago Vanern - un luogo lontano dalle grandi città, con il suo fascino, ma anche con i suoi limiti. Gli stessi limiti che riscontro, oggi come ieri, nella cittadina nella quale ho trascorso larga parte della mia vita. Con la differenza che qui, nella mia zona, il fascino lo sento molto meno. Ma forse perchè, semplicemente non ce n'è.
In quel momento della mia vita il primo film di Lukas Moodysson mi colpì in maniera molto forte, perchè vi ritrovai il classico stato d'animo che hanno la maggior parte degli adolescenti, compreso me: il sentirsi incompiuti e incomprese. Ogni ragazzo o ragazza a quell'età ha più o meno gli stessi desideri, come il bisogno di essere accettati dai coetanei, piuttosto che la necessità di non doversi vergognare dei propri sentimenti, e di quello che si è. Molto spesso questo viene frainteso, come nel caso di una delle due giovani protagoniste di questo film. La biondina è la classica tipa carina, che piace ai ragazzi, estroversa, che frequenta la compagnia giusta, ma che allo stesso tempo non riesce a esprimersi veramente, e per farsi accettare nasconde una parte di se stessa. L'altra è invece è castana, timida, parla poco: in breve è meno popolare. Due tipologie agli antipodi, ma proprio su questi estremi vengono regolate le dinamiche della storia. Popolare è un termine che affligge molti ragazzi nel periodo tra medie e superiori, e che in questo film viene affrontato in maniera precisa e non forzata. All'interno di questi confini si muove la trama, sostenendo il vero fulcro di Fucking Amal: l'omosessualità e il lento avvicinarsi delle due protagoniste. Di solito l'argomento viene affrontato utilizzando soggetti maschili, ma in questo contesto, riesce a trovare una vera valorizzazione; grazie al tocco del regista, alle immagini sporche e sgranate che regalano un'aria di genuinità e di anticonformismo alla vicenda. Gli sguardi tra le due ragazze, la scoperta da parte di entrambe di un sentimento nuovo e mai esplorato, sono resi in maniera ben misurata, una pellicola nella quale l'innocenza di un'età si presenta sia attraverso il testo e le interpretazioni sia nella realizzazione formale. La scena finale poi è un vero esempio di onestà artistica, un momento di buon cinema, carico di significato, di indipendenza sentimentale, ma soprattutto di vera tenera condivisione. La tenerezza che diventa ribellione, e viceversa.

Balthazar Smith

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