20101220

B e n g a. DIARY OF AN AFRO WARRIOR

Stavamo passando tutti per lo stesso percorso. Chi più. Chi meno. Qualcuno se ne stava un pò più vicino al ciglio della strada, mentre qualcun'altro si era preso il centro della corsia, ma la direzione che stavamo seguendo era la medesima. Nessuno di noi aveva idea di dove stessimo andando. Questa era una delle tante cose che ci rendeva tutti quanti più simili. Non dico più vicini, perchè vicini non lo si è mai. Soprattutto in quella situazione, nella quale dovevamo cercare tutti quanti di sopravvivere, non c'era spazio a sufficienza - forse ce n'era troppo - per poter stare realmente uno di fianco all'altro. Io non camminavo mai davanti, rimanevo sempre un pò indietro. Un pò per guardare tutti da una posizione diversa, un pò perchè volevo starmene da solo. In quel piccolo viaggio l'unica cosa che ci apparteneva veramente era la consapevolezza che dovevamo farcela, ma che nessuno ci avrebbe garantito che ci saremmo riusciti. A differenza di quelli che ci avevano preceduto, noi avevamo insicurezze nella testa e nelle gambe, e un motto che ci accompagnava da anni: far buon viso a cattiva sorte. Non uno di noi sapeva da dove avesse origine quella frase, ma sapevamo che chiunque l'avesse coniata non poteva immaginarsi che un giorno sarebbe stata provvidenziale per un così alto numero di persone. Utile per andare avanti, per provare a attuare quella modesta idea e sopravvivere. Mi sentivo come un guerriero afro, in lotta perenne contro le circostanze, pronto a togliermi la maschera del buon viso e a iniziare a giocare con la cattiva sorte.


Balthazar Smith

Nessun commento: