20100713

P a t t i S m i t h. HORSES

Che poi, a raccontarlo, mi sento ancora lì, tra gli scaffali del supermercato, sotto le luci dei neon. Con quell'odore di tutto e niente che ha quel luogo, dove puoi passare dalla carne alla carta igienica, dalla verdura ai detersivi. Dove in qualche modo è rinchiusa la problematica, più o meno nociva, ma di sicuro reale, degli esseri umani: il bisogno. Di nutrirsi, di pulire e pulirsi, di vestirsi. Il posto dove noi ci sentiamo rassicurati, nel trovare tutto di quello che ci serve per campare.

Le mie mani sono dentro uno scatolone di metallo, messo per terra. Attorno ci sono libri, best sellers, cose scontate, viste e riviste. Pure giornali. Le mie dita si muovono tra i cd e le cassette, mischiate, buttate lì, all'interno del contenitore. E lì, in un supermercato di provincia, la mia provincia, escono fuori una selva imbizzarrita di cavalli, che galoppano, nitriscono, sfrecciano e mi travolgono. A guidarli c'è lei, la poetessa e il suo sguardo rilassato, camicia bianca, bretelle e pantaloni neri, giacca sulla spalla, come la terrebbe un impiegato alla fine di una dura giornata di lavoro. Solo che lei la porta così perchè si sente sospesa, forse disinteressata, o forse sicura di sè, a suo agio, non vergognandosi di nulla. Nemmeno della sua voce imperfetta, del fatto che il suo canto non sia sinuoso o delicato. Il suo è un misto di attitudine e poesia, che si riflette tanto nella musica e nei testi, quanto nel modo di presentarsi. E' un tutt'uno. Per avere tutto questo ho pagato nove mila lire circa; sicuro di aver preso l'unica cosa che poteva darmi la vita da uno scatolone di un supermercato, senza che sentissi il bisogno di comperare altro. Perchè altro, in fondo, non c'era.

Balthazar Smith

-----> L I N K <-----

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