Uno dei pochi casi nel quale andiamo al cinema per sentire, invece che per vedere. A parte questo paradosso, possiamo considerare il film come un'opera che lavora a più livelli, muovendosi tra la vita del protagonista, le immagini che sono sempre calibrate e intense nello stesso istante, e il suono, i dialoghi. Questo film è la solitudine di un uomo, manifestata attraverso le proprie ossessioni, l'incapacità di comunicare; lui che delle tecnologie di comunicazione è un esperto, si trova a combattere contro la stessa bestia che egli stesso credeva di controllare. E' una pellicola che ruota attorno a se stessa, e per questo risulta ipnotica e coinvolgente, anche grazie a un crescendo narrativo che si conclude con un'espressione filmica, fisica e musicale di disagio e di arresa.
Balthazar Smith
3 commenti:
Eh già come lo capisco questo uomo...
(livelli cmq):-)
interessante l'analisi che ne viene fatta da Slavoj Žižek in "The Pervert's Guide to Cinema" di Sophie Fiennes
:)
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