Fuzzy significa sfuocato, confuso. In un disco così l'unica cosa che però potremmo definire confusa, ma non sfuocata, è la copertina. Confusa perchè è proprio bruttina, con Grant Lee Phillips in primo piano con colori e scritte veramente fuori posto. Come spesso mi dicono, non bisogna giudicare dalla copertina, e questa volta tanto meno. Potremmo rischiare di perderci un ottimo disco, molto americano, molto anni novanta, con una rara urgenza, che arriva dritto, secco, senza orpelli, ricercato nella sua essenzialità di una band basso chitarra e batteria. Forse molti si sono dimenticati di questo disco, tra questi ci sono anche io. Era da molti anni che non lo ascoltavo, e come poche volte mi capita con altri album ho ritrovato la stessa freschezza nelle melodie, la voce che mi aveva emozionato ancora lì a aspettarmi, pronta a sorprendermi tra slanci e ruvidezze rock. Le identiche chitarre che colorano le atmosfere di tinte pastello, come se l'autunno si fosse impossessato di questo lavoro. Un autunno sfuocato, come può esserlo un sogno. Fuzzy è sinonimo di onirico, e anche nei momenti più duri lascia sempre trasparire qualcosa al di là del rumore delle chitarre.
Balthazar Smith
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