20090912

NINA SIMONE: ANTHOLOGY

Nina Simone quando ero piccolo era qualcosa che non capivo bene. Era un uomo, una donna? Mi sembrava un nome che non definisse il sesso di questa persona di cui sentivo parlare. Pensavo a Simone e non a Nina, e per me era un maschio. Poi ho messo su un suo disco e ho continuato a pensare che quella voce lì, che raggiungeva con agilità le note basse e aveva un tono non certo femminile, ma caldo, ruvido persino, non poteva essere di una donna. No, proprio no. Nina Simone per me era un uomo. Scorrevano le tracce e la mia idea si rafforzava sempre di più, sbadato, distratto forse da tanto carisma, da tanta profondità da non pormi nemmeno quello stupido quesito. Tanto più che non mi importava più di quale sesso fosse, da dove venisse o che faccia avesse.
Quando però ho sentito Black is the color of my true love's hair, capii tutto. Nina Simone, una donna, anzi la donna, cioè colei che riesce a essere fragile e forte allo stesso tempo, che sa toccare i tasti di un pianoforte come toccherebbe le spalle del suo uomo, che sente il ritmo della musica attraverso le lacrime. Selvaggia, non controllabile, qualcosa che non puoi afferrare, sfuggente in quanto essere umano al di sopra di qualsiasi semplice genere. Lei sta già un passo avanti rispetto a tutti, in anticipo sul resto, quanto lei inizia a sorridere e a impazzire sul pianoforte tu sei ancora lì che ti asciughi le lacrime. Veloce, velocissima, ribelle. Quella voce da uomo che io sentivo, era proeizione di quella degli uomini che le avevano spezzato il cuore, che aveva amato, che erano rimasti sedimentati nella sua vocalità libera. E che io ancora riesco a sentire.

Balthazar Smith

-----> L I N K 1 <-----

-----> L I N K 2 <-----

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